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Export vino, tra alti e bassi

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Nel primo trimestre torna il segno negativo nei volumi esportati ma segno positivo sugli introiti (+10%).

Il primo trimestre 2013, nonostante la partenza sprintosa di Gennaio, registra una progressione delle quantità di vino esportate, e il bilancio si chiude con un -2% l’export in volume e un +10% in valore.

Solo lo sfuso, per effetto dell’impennata dei listini alla produzione, mette a segno un incremento del 27% degli introiti, subendo una flessione del 4% in termini quantitativi; in Germania si è registrato un +21%, con un aumento di oltre il 50% degli introiti.

Ottima performance quella degli spumanti, trainati soprattutto dall’Asti e dalle altre produzioni Dop: +13% i volumi e +20% il fatturato (130 milioni di euro).
Gli spumanti DOP (Prosecco soprattutto) e metodi classico rappresentano ormai il 44% delle esportazioni di spumante contro il 26% dell’Asti. L’andamento sembra essere sempre più spinto dai volumi (+23% nel trimestre a 190mila ettolitri, oltre il 52% del volume totale del trimestre), con un prezzo medio di vendita in crescita del 5% circa. Stati Uniti e Regno Unito sono i due mercati chiave, dato che contano per quasi metà del totale. Senza il loro contributo il 30% “diventerebbe” un +12%.

Tra le diverse destinazioni dell’export di vino italiano, si delineano dinamiche molto differenziate nei principali Paesi clienti.
Deciso successo nei due principali mercati di destinazione (Stati Uniti e Germania) e buon andamento complessivo registrato nei Paesi della Penisola Scandinava (Finlandia esclusa).
Male sul fronte dei volumi anche nei due principali mercati dell’Estremo oriente (Giappone e Cina) ed in Russia, anche se gli introiti continuano a mostrarsi in crescita. La battuta d’arresto nel gigante asiatico sembra legata ad una momentanea saturazione degli stock in mano agli importatori, mentre in Russia a penalizzare il vino tricolore è l’ormai noto problema dell’aumento dei dazi doganali.

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