Durante lo scorso Vinitaly, Ismea ha presentato lo studio sul posizionamento del vino italiano e dei suoi competitor nei mercati maturi e nei Paesi che esprimono maggiori potenzialità di crescita.
Nonostante la flessione dei volumi consegnati oltre confine, l’Italia mantiene salda la sua leadership come primo fornitore mondiale di vino in termini quantitativi (in valore rimane ancora importante il gap con la Francia ), e mette a segno nel 2012 un nuovo record di fatturato (4,7 miliardi di euro in aumento del 6,5% sul già ottimo 2011).
Il seminario dal titolo “Vino: big spender e mercati emergenti, andamento della domanda e posizionamento dell’Italia rispetto ai competitor“, partendo dall’analisi della dinamica del commercio internazionale di vino degli ultimi anni, ha fotografato l’evoluzione delle quote di mercato italiane e dei suoi principali concorrenti nei tradizionali Paesi acquirenti (Stati Uniti, Regno Unito e Germania), nei mercati in fase di consolidamento (Cina e Russia) ed in quelli che, attualmente, esprimono le maggiori potenzialità di crescita (Far East, Est europeo comunitario e non e Sud America).
Dopo aver analizzato l’andamento degli scambi degli ultimi anni e come si stanno muovendo i tradizionali paese importatori e quelli emergenti, come Russia e Cina dove molti imprenditori anche italiani stanno investendo, ISMEA ha voluto fare un‟analisi su quali nuovi mercati si stanno affacciando all’orizzonte.
Dall’analisi del trend degli ultimi 12 anni (confrontando la variazione dei volumi medi importati nel periodo 2001-2006 con quelli del periodo 2007-2012) sono stati “estratti” quei nuovi mercati che hanno mostrato gli incrementi molti rilevanti. Si possono delineare cinque gruppi di Paesi:
- Paesi dell’Est Europa, comunitari e non;
- Turchia, Malta, Cipro e Marocco (che si raggruppano in Mediterraneo)
- Paesi dell’Estremo Oriente
- Sud America
- Australia
Uscendo dai confini geografici dell’Europa si evidenzia tra i principali “nuovi importatori” l’Australia che nell’ultimo anno in esame ha acquistato fuori dai confini nazionali 850 mila ettolitri, mentre fino a sei anni prima la media era di 200 mila ettolitri.
Sfiorano gli 800 mila ettolitri anche le importazioni brasiliane del 2012, mentre in Messico ne conta poco più di 400 mila.
L’altra aerea del mondo particolarmente interessante come futuro mercato del vino è sicuramente quella asiatica.
Ognuno dei Paesi citati è da considerarsi mercato a sé, con un potenziale di sviluppo diverso dagli altri per ragioni economiche, sociali e demografiche.
Le potenzialità del Brasile, tanto per fare un esempio, sono molto differenti da quelle di Cipro, dati l‟esiguo numero di abitanti di quest‟ultimo. Ragioni religiose, invece, non permetteranno alle importazioni del Marocco di svilupparsi oltre un certo limite.
Sebbene per molti dei Paesi citati le importazioni siano al di sotto del milione di ettolitri, questi mercati possono rappresentare dei target da non sottovalutare anche per quelle aziende che stanno cercando di ritagliarsi degli spicchi di mercato o di ampliare il loro business.
Parla decisamente francese, invece, l’import del l’Estremo Oriente e questo per ragioni legate alla maggior tradizione e notorietà del vino transalpino. L’import di questi paesi, intatti, è oggetto di consumo nelle grosse strutture alberghiere o di riesportazioni soprattutto in Cina dove la Francia ha una leadership assoluto.
Il report presentato è scaricabile a questo link.