Quest’anno festeggiamo i nostri primi 10 anni di attività; abbiamo, infatti, fondato Iron3 nell’ottobre 2005: eravamo in due, Giacomo ed Andrea, lavoravamo nella taverna di casa e, insieme, non raggiungevamo i 40 anni.
Il nome è stato scelto trascurando completamente l’abc del naming: Iron significa acciaio, materiale composto da varie leghe che conferiscono ognuna una propria caratteristica al fine di renderlo un materiale durevole nel tempo e che trova la propria applicazione in svariati casi.
Un po’ come l’acciaio anche Iron3 è composta da varie figure professionali e ognuna di loro apporta il proprio contributo riuscendo a sviluppare e rispondere alle richieste delle aziende. No, l’assonanza con il cognome di uno dei fondatori, Giacomo Acciai, non è voluta 🙂
Abbiamo aggiunto il numero 3 perché ritenuto, dai più, numero fortunato; col tempo abbiamo capito che il 3 calza a pennello perché tre sono i principi fondamentali del nostro modo di operare: ascolto, professionalità e sviluppo.
Nel 2005, il mondo del vino funzionava in modo un po’ diverso da ora; l’export era importante ma il mercato nazionale manteneva una certa rilevanza. Per cercare nuovi mercati le aziende, partecipavano, per lo più alle principali manifestazioni come Vinitaly, ProWein, VinoExpo e i veri piani di marketing internazionali erano prodotti dalle aziende dai grandi fatturati. Ma qualcosa iniziava a cambiare…
Nel 2005 l’andamento delle esportazioni vinicole “ha registrato un aumento in valore del 4,2%, a fronte di un aumento della quantità dell’11,3%” per un totale di 3.000 mld di euro. Potremmo definire il 2005 come l’anno del consolidamento del vino sui mercati esteri; un dato che, secondo Federvini, “testimonia l’affermazione del vino italiano e il definitivo apprezzamento per la qualità della produzione italiana da parte dei consumatori sui mercati internazionali“. Tra i Paesi di destinazione primeggiava la Germania con oltre 5 mln di ettolitri (+7,9%) seguita dagli Stati Uniti, che hanno superato abbondantemente i 2 mln (+6,9%), e dal Regno Unito con un incremento del 29,1% in quantità e del 17,9% in valore.
A livello di produzione, l’annata 2005 è stata definita “capricciosa” dall’allora direttore di Ass Enologi, Giuseppe Martelli. Quella del 2005 avrebbe potuto essere una vendemmia da ricordare solo se settembre fosse decorso nel modo più opportuno, ovvero con giornate ricche di sole, scarse di pioggia e con buone escursioni termiche notturne. Ma, purtroppo, così non è andata. La produzione di uva si è attestata tra 64 ed i 66 milioni di quintali che, applicando il coefficiente di trasformazione del 73%, danno circa 47,5 milioni di ettolitri di vini e mosti.
Tra i blogs più letti c’erano The Wine Importer, Jamie Goode’s Blog, Dr. Vino’s Wine Blog, Veritas in Vino (Alice Feiring), VinoCibo.com, WineTerroirs.com. Vinography vinceva, per il secondo anno consecutivo, il Food Blogging Awards come ”Best Blog Covering Wine, Beer, or Spirits”.
Nel 2005 Facebook (social network nato nel 2004) contava solo 5 milioni di membri, Twitter ancora era un pensiero; la comunicazione del vino sul web era ancora molto distante a quella che conosciamo oggi.