Dopo 4 giorni di seminari, degustazioni ed eventi, cala il sipario sul Simposio dei Masters of Wine, per la prima volta in Italia, a Firenze, e capace di far incontrare il gotha del vino mondiale, tracciando le linee guida per i prossimi anni.
I Masters of Wine, infatti, sono veri e propri opinion leader, oltre ad occupare posizioni chiave nel settore del vino, negli acquisti e nella critica.
Immaginazione, identità ed innovazione le keywords del Simposio; le stesse parole chiave che contraddistinguono le storie di aziende nate per motivi diversi, in contesti ed epoche distanti, ed in luoghi diversi del mondo, ma che oggi sono diventate punti di riferimento nel mondo enologico.
E il messaggio che arriva dal simposio, che ha visto sul palco protagonisti importanti del panorama del vino italiano, da Piero Antinori ad Alberto Tasca, da Gaia Gaja a Maurizio Zanella, è che “il vino italiano sta vivendo una sorta di età dell’oro: popolarissimo tanto nel Regno Unito che in Usa, per esempio, deve guardare al futuro con grande ottimismo”.
Negli ultimi 40-50 anni, il vino italiano ha vissuto una profonda rivoluzione che ha portato il vigneto Italia, storicamente orientato alla qualità, a puntare tutto sulla qualità, con risultati decisamente importanti.
“L’Italia è un posto meraviglioso per parlare dei vini. L’Italia è la culla dei vini. L’Italia è il posto giusto per parlare di questo”. Queste le parole di Jean-Michel Valette, presidente dell’Institute of Masters of Wine.
L’Italia produce vini eccellenti ed è eccellente anche dal punto di vista dell’innovazione.
Quello che distingue i vini italiani da quelli del resto del mondo non è solo il terroir dove si producono i vini. A questo si unisco le persone che hanno una spinta all’innovazione, fattore essenziale.
Terzo importante elemento di distinzione la varietà, di vitigni, di vini e di storia che è solo italiana. Tre fattori che solo l’Italia può offrire.
La riscoperta di tante varietà autoctone o di antica coltivazione, il rilancio di territori fino a qualche decade fa sconosciuti ai più, ha portato una grande varietà e diversità nel vino italiano. Una diversità meravigliosa da raccontare e da comunicare.
Il grande lavoro che i produttori italiani devono ancora fare, più uniti possibile, è la valorizzazione della grande qualità dei vini italiani, che se sono primi in quantità in molti mercati, ancora spuntano quotazioni medie che sono un terzo di quelle dei francesi.