Vinitaly è il momento delle classifiche del vino e le due più importanti sono di Mediobanca e di Anna Di Martino.
Più di 380 mila aziende, oltre un milione di addetti (compreso l’indotto), un giro d’affari stimato di 10 miliardi, più di 5 miliardi di export: sono i numeri del mercato italiano del vino. E lo sfondo nel quale competono le 88 maggiori imprese vitivinicole protagoniste della classifica 2013 pubblicata dalla Di Martino.
Molte conferme e qualche sorpresa: scopriamo che le grandi cantine italiane crescono i loro fatturati nonostante la crisi in un comparto vino più in salute del resto dell’economia italiana, grazie all’export decisamente brillante.
Una graduatoria, quella della Di Martino, basata sui bilanci delle cantine, che fotografa questa speciale industria attraverso il lavoro e i risultati gestionali dei suoi più importanti operatori. Si tratta di un campione significativo: le 88 imprese sono titolari di un giro d’affari di 4,7 miliardi, cresciuto del 6,6% sul 2012; percentuale che supera l’8% nelle esportazioni e rimane positiva (+4,3%) anche sul più difficile mercato domestico. Complessivamente rappresentano il 47,2% del fatturato globale del settore e più del 50% dell’export totale.
Cosa rivela questa classifica? Prima di tutto che il mercato del vino tiene botta, attira capitali, difende lavoro e occupazione, impegna tanti giovani e tante donne (mai come ora) e, a braccetto con la moda, è sempre più il simbolo prezioso del made in Italy nel mondo.
Secondo Mediobanca cresce il fatturato italiano nel 2013 (+4,8%) in controtendenza con il settore alimentare (+0,3%) e manifatturiero (-0,3%). L’export assume un ruolo sempre più rilevante (+7,7%), mentre l’indice di Borsa mondiale del settore vinicolo da gennaio 2001 è cresciuto del 225,7%. Prudenti ma comunque positive le attese per il 2014, con il 92% dei produttori che confida di non ridurre le vendite, anche se cala la quota degli ottimisti (solo l’8% prevede una crescita superiore al 10%). I dati emergono dall’indagine Mediobanca sul settore vinicolo (111 società con più di 25 milioni di fatturato), presentata oggi a Milano. Da notare come il settore vino italiano nell’insieme registri una fiducia ma senza gli exploit del 2011 e 2012 quando gli ottimisti sfioravano il 40%. Chi non teme di perdere vendite sono i produttori di spumanti.
Al vertice della graduatoria 2013 dei fatturati Cantine Riunite-GIV con 534 milioni di euro e un miglioramento del 4,2% sul 2012. La piazza d’onore spetta a Caviro con 327 milioni e un incremento del +15,2% rispetto allo scorso anno. Terzo gradino del podio per la divisione vini della Campari (228 milioni, +15,8%); segue la Antinori a 166 milioni (+5,5% sul 2012) che si colloca in quarta posizione (sesta nel 2012) scalzando la cooperativa Mezzacorona quinta a 163 milioni (+1,7%); la F.lli Martini scende dalla quinta alla sesta posizione con vendite a 159 milioni (+0,5%) mentre guadagna la settima posizione la Casa Vinicola Zonin a 154 milioni (+9,9%) superando la cooperativa Cavit ottava a 153 milioni (-0,1% sul 2012); chiudono la top ten la Casa Vinicola Botter, nona (guadagna tre posti) grazie a una sorprendente crescita delle vendite (+30%), e la Enoitalia che, pur cresciuta del 13,2%, cede una posizione ed è decima. Il record di crescita spetta alla veneta Contri Spumanti che nel 2013 ha fatto registrare un incremento del 31,3% rispetto al 2012.
Accanto alle classifiche finanziare, molte altre come, per esempio, quella dei 100 che contano nel vino d’Italia redatta dalla redazione di “Cronache di gusto”, sito online diretto da Fabrizio Carrera.
Un elenco misto, che comprende vignaioli e grandi produttori, politici, enologi e giornalisti.
Al primo posto c’è Piero Antinori, il marchese a capo di un impero toscano del vino, attivo da sei secoli, che nel 2013 ha aumentato gli incassi del 5,5%, portandosi a quota 166 milioni. Poi Paolo De Castro, ex ministro dell’Agricoltura del governo Prodi e ora presidente della Commissione europea sull’agricoltura. Seguono Angelo Gaja, il più noto tra i vignaioli italiani nel mondo con il suo Barbaresco, e Gianni Zonin, banchiere e produttore in Italia e negli Stati Uniti, con base nella vicentina Gambellara. Quindi Maurizio Martina, l’attuale ministro dell’agricoltura (che domenica sarà al Vinitaly); il presidente degli enologi Riccardo Cotarella; il direttore di VeronaFiere Giovanni Mantovani; il docente Attilio Scienza, noto come l’Indiana Jones del vino per i suoi studi sui vitigni antichi; Corrado Casoli, presidente del Gruppo Italiano Vini, il primo per fatturato con 534 milioni nel 2013 e Riccardo Ricci Curbastro, franciacortino, presidente di Federdoc.