Neewsweek, famosa rivista generalista statunitense, ha dedicato un lungo articolo al consumo di vino in Italia (primo produttore ed esportatore al mondo) dal titolo assai significativo: Vino? No thanks. We are italian.
Nel 2013 l’Italia ha ottenuto il record della produzione di vino, con più di 45 milioni di ettolitri superando la Francia – il principale concorrente – che ne ha prodotti invece 44 milioni. L’Italia è anche il primo paese nelle esportazioni, e il primo verso gli Stati Uniti, con un valore delle vendite che raggiunge per la prima volta i 5 miliardi di euro.
Nonostante ciò, per quanto riguarda il consumo individuale, l’Italia è seconda, dietro alla Francia: la media italiana è di 51,48 litri all’anno.
Il livello dei consumi individuali era già diminuito del 15 per cento rispetto al 2006 e ancora di più rispetto agli anni Settanta, quando la media di consumo individuale era di più di 111 litri all’anno, secondo le cifre di Assoenologi, la più importante associazione italiana di enologi.
A livello generale invece, tra il 2007 e il 2012 il consumo è diminuito di circa il 4,5 per cento.
Perché questo cambio di tendenza?
Secondo Jancis Robinson il calo dei consumi è legato in parte a una diversa immagine di chi beve vino diffusa nella società. Una tendenza che riguarderebbe tra l’altro tutti e tre i principali produttori di vino al mondo, Italia, Francia e Spagna: «Il vino fa parte della tradizione storica di questi paesi: chi beve vino è visto ormai come una persona “vecchio stile”, e viene associato ai contadini di una volta, a differenza invece delle birre più pubblicizzate, o delle bevande gassate, dei liquori, che hanno un’immagine più giovane e moderna».
A questo, si legge su Newsweek, si aggiungerebbero poi un fattore economico e un fattore demografico: la crisi economica di molte famiglie avrebbe inciso sull’acquisto di vino, che non viene più considerato tra i beni di prima necessità. Ha il suo ruolo anche l’invecchiamento della popolazione: secondo i dati della Commissione Europea il 20,6 per cento della popolazione italiana supera i 65 anni. E con più persone anziane aumentano di conseguenza anche le malattie, che implicano spesso la necessità di evitare il consumo di alcolici.
Negli Stati Uniti, invece il consumo di vino è in aumento: l’anno scorso è stata la nazione che ne ha bevuto di più. In particolare per quanto riguarda il vino da tavola, quello che viene consumato durante i pasti: secondo un’analisi del Wine Market Council, il suo consumo è cresciuto per il diciannovesimo anno consecutivo, raggiungendo il 30 per cento in più rispetto a dieci anni fa.
Secondo Joe Bastianich, uno dei più importanti imprenditori statunitensi nel settore alimentare (di origine italiana): «Gli Stati Uniti stanno recuperando terreno, mentre l’Italia sta diventando un paese più moderno. In un paese che si basa sempre meno sulla produzione agricola è normale che ci sia meno gente che beve vino. In Italia si sta sviluppando una nuova cultura, per creare birre e cocktail artigianali, mentre negli Stati Uniti si bevono meno cose insignificanti e più vino, perché si sta cercando di vivere con uno stile di vita migliore».
Sarà vero?
[Fotocredit Newsweek]